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Io sono Lory666, così mi firmo da molti anni a questa parte. Faccio parte del più vecchio e famoso club della storia dei bikers.

In questo libro ho ricordato i miei giochi da ragazzino, le mie esperienze e i miei incontri d’adolescente che mi hanno portato a credere in un certo stile di vita. Erano anni duri, in cui già avere un’Harley era un problema, ma la mia passione verso questo tipo di moto mi ha portato a diventare membro dell’Hells Angels Motorcycle Club. Vi narrerò di alcuni dei viaggi fatti in giro per l’Europa e di alcune situazioni che ho vissuto con i miei compagni, seguendo le orme di tanti miei fratelli sparsi per tutto l’emisfero. Credetemi, le cose che ho scritto sono iniziate più di quindici anni fa, quando il mondo biker italiano cercava di adeguarsi al mondo biker europeo. Questo libro, mi è stato ispirato da un racconto letto sul forum di Strange Life: un punto di incontro virtuale dove bikers di tutti i tipi si scambiano idee e raccontano le loro esperienze. Qui ho trovato delle persone veramente particolari e interessanti, non solo dei bikers sporchi e puzzino, come la maggior parte della gente li accomuna, ma persone colte e con una sensibilità che, se solo la gente normale ne avesse una briciola, questo mondo sarebbe migliore.

Credo che tanti motociclisti si riconosceranno nei miei racconti e spero che questo aiuti ad aumentare la stima e il rispetto verso coloro che amano questo stile di vita.

In questi tempi confortevoli in cui tutto dev’essere ottenuto subito e consumato rapidamente, è molto difficile comprendere perché un ragazzo voglia intraprendere un percorso tanto lungo e faticoso quanto quello necessario a conquistare e portare nel nostro paese i colori del Club Motociclistico più importante del mondo.

I racconti di Lory partono dall’hinterland milanese degli anni ottanta, molto lontani dalla “Milano da bere” delle pubblicità: anni duri, anni difficili per ragazzi di periferia appartenenti a una generazione devastata dall’eroina, anni nei quali l’imperativo categorico era trovare un’identità collettiva, un senso di appartenenza, un gruppo.

Come Lory ci ha raccontato, c’era chi si univa in nome di un gusto musicale: i metallari, i mods, i rockabilly, i punk. E c’era invece chi, dopo aver visto mille volte Easy Rider, si costruiva un chopper artigianale e con quattro soldi in tasca puntava le forcelle verso il nord Europa alla ricerca dello spirito biker più autentico, o forse alla ricerca di se stessi.

Questo libro è il resoconto di trenta giorni di carcere e dei mesi successivi. Racconto ai lettori il periodo di inferno scontato per l’accanimento politico contro il mio modo di vivere, l’ingiustizia subita solo per far pagare ad un uomo quello che rappresenta, senza la preoccupazione di ciò che egli è nella vista di tutti i giorni.

Sono stato trattato come un criminale, come un grande mafioso. Sono riuscito a capire quanti soprusi subisce la gente una volta entrata nel vortice burocratico delle carceri italiane. Posti fatiscenti, igiene precaria, due ore di aria al giorno dove pascoli come un animale, girando intorno in cortili di cemento armato di duecento metri quadrati, in cui spesso si regolano i conti davanti a guardie che non vedono e a detenuti che si fanno gli affari propri per non essere coinvolti in altri casini, oltre a quelli che hanno già.

Il carcere è un ambiente dove il rispetto è alla base di tutto: nella cella quello che è mio è tuo, la gente ti giudica per come ti comporti e per come sai farti rispettare. A qualcuno non farebbe male provare per qualche tempo questa vita. Sono ancora ai domiciliari, ma posso andare al lavoro per mantenere la mia famiglia e andare all’ospedale da mio padre che, dopo i due bypass di mia madre, ha fatto un ictus. Sembra quasi che la mia esistenza mi voglia far pagare un conto salato in sospeso.

Questo romanzo è stato ispirato alla vita di strada che ho vissuto fino ad ora.

Lo dedico a tutti quei bikers che vorrebbero vivere così, ma non possono farlo. Tra le pagine si ritrovano gli episodi di tanti Motorcycleclub, italiani ed europei, che percorrono la lunga strada per arrivare alla “meta”.

Tanti si riconosceranno nelle situazioni raccontate e si ricorderanno dei sentimenti turbolenti che hanno provato nel profondo dell’animo, della rabbia di certi attimi, delle difficoltà di tanti istanti, accettate in silenzio senza mai voltare la faccia al loro stile di vita.

Oggi, la strada dei club MC nel mondo è sempre più dura: è sempre più facile acquistare un Harley Davidson, ma è lo spirito e la voglia di combattere che mancano. Forse ho passato già la metà della mia vita che mi è stata data, di questo mondo biker sono un vecchio.

A tanti le mie esperienze sono sconosciute e quello che io e altri abbiamo affrontato risuona come le esperienze dei bisnonni nella seconda guerra mondiale. E’ un romanzo biker inventato… ma in fondo in fondo è vero.

Questo libro è la continua evoluzione della mia persona, quello che scrivo è la mia vita che mi scorre davanti, in un miscuglio di fatti che accadono e ricordi che affiorano alla mente.

Tanti viaggi, mille esperienze che voglio fare vivere a chi mi legge facendolo viaggiare con me. Ogni situazione è diversa, ma anche simile: lo stesso mondo, lo stesso pensiero, e tutti in continua evoluzione, con cambiamenti e nuove realtà che si consolidano sempre di più. Ognuno può interpretare i miei scritti come vuole, nel bene o nel male. Mi auguro solo che essi riescano a trasmettere le emozioni che mi avvolgono mentre li scrivo. Forse scrivo più per questo che per voi!

Cambiano i posti, i nomi, le situazioni. Tutto si arricchisce con un po’ di fantasia ma quello che voglio è lasciare qualcosa da leggere sul mondo biker a tutti quei ragazzi che, spero, un domani vogliano intraprendere la mia strada. Nessuno deve essere condizionato da quello che io scrivo. Questa è la mia esperienza, la mia vita.

Mi piace pensare che siano soltanto storie che racconto ai più giovani: come un vecchio ai suoi nipoti, che cerca di imprimere nei loro occhi immagini di terre lontane, nei loro animi la voglia di cose semplici e pure, nei loro cuori il rispetto e l’umiltà che ormai sono persi. Sempre grazie a voi che mi date l’opportunità di realizzare un piccolo sogno.

LORY666

Lo dice lo stesso titolo: vecchi bikers italiani. Sono andato alla ricerca nella mia memoria di personaggi che ho incrociato sulla mia strada e che vedo tuttora tra una fiera e un raduno. Di anni ne sono passati tanti e loro sono ancora in giro, chi va ancora in moto, chi frequenta anche le contention sui tatuaggi e chi ha cambiato vita, ma in un angolo del suo garage conserva ancora il suo ferro. Mi piace pensare che siano i primi e gli ultimi di un mondo che piano piano sta scomparendo: gente che ha ancora voglia di fare e di dire la sua, gente che ha vissuto avventure coi suoi puro sangue di acciaio in lungo e in largo per il mondo e che di spirito di avventura e di voglia di viaggiare ne ha da vendere; gente che ha iniziato a emulare i bikers d’oltreoceano decenni fa e che ha reso la nostra piccola e bella Italia un paese che non ha niente da invidiare agli stranieri.

Ognuno di loro ci racconta un aneddoto della sua vita, una vita scelta e difficile ai tempi. Essere “Bikers” (continuo ad usare questa parola con la speranza che entri nella testa dei miei lettori) non vuol dire andare tanto in moto. Ci nasci, non lo diventi. Voleva dire essere ribelle, non voler avere nulla a che fare con i canoni della società, partire il venerdì e divertirsi fino alla domenica sera, tornare e non pensare alla settimana in arrivo ma gi al viaggio del venerdì dopo, con dieci, ventimila lire in tasca, senza cellulari, con qualche colletta se era necessario, coi sacrifici, ma sicuri di essere ricompensati da una calorosa accoglienza e una birra fresca. Voleva dire avere il coraggio di andare controcorrente e combattere contro i pregiudizi della gente di quei tempi. Oggi è tutto uno spettacolo: il raduno, le festa, le moto. Apparire. E non da soli. Ognuna di queste Persone (metto volontariamente la P maiuscola) hanno da raccontare tante di quelle cose che non basterebbe un capitolo… forse nemmeno un libro. 

I bikers italiani, i bikers veri.

Lory666

Sono arrivato al mio settimo libro, se fossi uno scrittore direi alla mia settima opera. “Cuore e Pistoni” è un titolo che c’entra con quello che c’è tra le pagine. Parlo di sentimenti, situazioni e viaggi che chiunque può vivere. I miei scritti sono in continua evoluzione e raccontano quello che succede nella mia vita. Ho deciso che scrivere un libro quando tutto è passato da tempo serve per lo più a farsi ricordare, mentre io voglio che la gente che legga cresca con il mio stile di vita giorno per giorno, insieme a me.

non voglio pensare che la gente mi leggerà quando non ci sono più, mi piace condividere con voi la mia vita. Spesso, chi mi legge mi dice che i miei scritti finiscono subito, ma io penso che, se uno fa in fretta a leggere, è perché comunque la lettura è stata capace di coinvolgere in pieno, e questo per me è un grande punto di arrivo.

Questo libro continua a raccontare ancora un po’ della mia vita, che passa nel mondo biker italiano in continua evoluzione, in cui cambia la gente che lo frequenta e cambiano i modi di pensare, di vivere e di viaggiare in moto. Si. Viaggiare in moto, perché questo è quello che mi piace fare. Sono entrato in un motorcycles club per questo, per andare in moto con i miei fratelli e avere la possibilità di viaggiare il mondo. Questo è quello che ho sempre voluto e voglio ancora oggi. La mia famiglia è cresciuta, ma mi lascia sempre il tempo di stare cn la testa nel mio mondo: l’importante è esserci quando la famiglia chiama, come il Club del resto e come tutto quello che ci circonda. E mentre continuano le invasioni di club mondiali e i crolli di imperi costruiti con le tastiere dei computer, io continuo a raccontarvi cosa ne penso, anche se lo sapete già, in realtà.